01 ottobre 2010

Lotte intestine al Corriere della Sera (la transizione tra il vecchio e il nuovo)

Non capita spesso di poter ficcare il naso tra i casini redazionali di uno dei quotidiani più famosi d'Italia. Ma questa mattina aprendo la pagina del Corriere.it come sono solito fare, ho trovato un vero e proprio botta e risposta micidiale. Il "botta" è una lettere dura e ferma del Direttore del Giornale De Bortoli (nella foto sotto), che senza mezzi giri di parole fa capire che aria tirerà prossimamente tra le scrivanie dei giornalisti, la "risposta" è un appello della redazione del Corriere che non ci sta a tanto sopruso. Vi invito a leggere la lettera di De Bortoli (che non ho capito se dovesse rimanere privata o meno) e la risposta della redazione stessa.
Certo è che giudicare da fuori non è semplice e forse non è neppure corretto, ma siamo davanti ad un evidente salto generazionale, dove il web "spazzatutto" ha saputo portare scompiglio e stravolgimenti anche nella professione del giornalismo, come ha fatto in tantissimi altri settori.
Il mondo sta cambiando e con lui anche il modo di fare informazione. Ho l'impressione che i giornalisti del Corriere si debbano mettere in testa che il lavoro di giornalista, quello di 10-15 anni fa, sta sparendo per sempre. Il web ha cambiato ogni cosa: tempi, modalità, linguaggio, e se non ci si adegua, si muore.

Tempo ancora pochi anni e le testate giornalistiche non potranno più permettersi di stampare la copia cartacea del loro quotidiano per poi distribuirla ogni giorno a tutte le edicole della nazione. Anche e soprattutto perchè ogni santo giorno viene consegnato un prodotto, fresco si di stampa, ma solo di quella. I quotidiani cartacei sono uno strumento superato e obsoleto. La notizia, l'informazione, corre sul filo velocissimo della fibra ottica e niente può la statica, frusciante e nostalgica pagina del cartaceo Corriere della Sera.
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6 commenti:

Saint Andres ha detto...

Eh, sì, hai ragione, i tempi cambiano e ormai l'informazione corre veloce ovunque, non solo tra le pagine di un giornale, ma anche tra i display di un computer, un iPad o un cellulare. Fatto sta che quello che secondo me conta davvero è la libertà d'informazione, l'indipendenza da tutto e da tutti delle testate e la qualità del servizio che offrono.

Zion ha detto...

questo è verissimo, l'informazione è stata totalmente stravolta dall'impego degli ormai non più nuovissimi media.
L'unica cosa che non capisco, perchè non SO, lo IGNORO, è di quali diritti dovrebbero spogliarsi i giornalisti. Cioè, c'è un qualche tipo di "privilegio di casta" che non avrebbe senso con l'arrivo del web, oppure si parla di smantellare sacrosanti diritti? Davvero non conosco il mondo del giornalismo, perciò non ci metto becco.

Maos ha detto...

Direi che basta leggere la lettera del direttore per farsi un'idea vaga ma - parlo per esperienza diretta - più che chiara di quello che accade.

E' solo questione di tempo: bisogna che i giornalisti capiscano che sono dinosauri nel mondo dell'informazione, e che a forza di non volersi aggiornare la loro professionalità, basata sull'esperienza, li ha resi totalmente anacronistici.

Che piaccia o no, scioperi o no... finirà così. E lo stesso accadrà con i benzinai, con i casellanti... tutti mestieri destinati a sparire un giorno, perchè resi obsoleti dall'automazione, con buona pace di sindacati e associazioni di lavoratori. Inutile fare i capricci, finirà così, è naturale.

Anonimo ha detto...

credo che inizialmente l'informazione su web sia nata con poca convizione da parte dei vari direttori ed editori lasciandola, per motivi di costi, in mano a giovani che non erano giornalisti ( se non sbaglio per esserlo bisogna fare un iter con esami e, se superati, ci si iscrive all'albo ). Tale formazione e iscrizione doverbbe garantire la serietà e competenza dei giornalisti. Infatti si nota in alcuni casi (per esempio articoli sportivi o di auto che ho letto personalmente)le notizie sul web erano penose. Oggi forse le cose cambiano e quindi gli editori vogliono pagare poco chi pubblica sul web e chi scrive su carta è fermo sui propri privilegi...Luca

ummon ha detto...

Sono sostanzialmente d'accordo con la visione del direttore, ma mi rendo pure conto che le cose non sono semplicissime. Da una parte si chiede di rinunciare a presunti privilegi, dall'altra si teme che sia un modo per prendersi tutto il braccio.

Che si siedano a un tavolo e ragionino insieme.

Per chi non ha idea di quali siano le assurdità vi basti questa chicca: in alcune redazioni l'uso di software OCR è vietato per accordo sindacale.

Anonimo ha detto...

Mah ? Per me ci distraggono con una scusa come al solito e si fanno gli affari loro;
il copione è già stato scritto ed eseguito in tante aziende italiane: bisogna fare più profitto con meno spesa e allora, nel caso di una redazione, costa di più un professionista di pregio che scrive sillaba per sillaba o un "giornalista" qualsiasi che fa un copia-incolla da Google con un titolone ad effetto ? Il fatto di usare la tecnologia o no è secondario.
Ovviamente esagero e non so realmente cosa sta succedendo in quella redazione, ma mi ha fatto questa impressione; come dicevo ho visto meccanismi simili in aziende di altro genere; fin'ora, per mia fortuna, solo da spettatore.
TheMadMax

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