16 luglio 2010

Alla forcella dei campanili (Latemar) (4)

Siamo arrivati all'ultima puntata di questa escursione in alta quota sulle creste del Latemar, uno dei gruppi dolomitici più belli e selvaggi, noto per la sua roccia friabile e ancora poco frequentata.
Qui la prima puntata, qui la seconda e qui la terza.

Dopo il frugale pranzetto e le foto ricordo alla finestra del Latemar, riparto: destinazione Forcella dei Campanili. Gli scarponi mi ricordano che le vesciche sono ancora molto ben presenti. Nei primi dieci-quindici passi urlo dal dolore, poi torna tutto ad un livello di sopportazione decente.
Inizio a scendere e in un vallone incontro la neve.
E' proprio in mezzo al sentiero e non posso fare a meno di calpestarla, magari i miei martoriati piedi trovano mezzo secondo di sollievo. In questo momento penso anche ai milioni di italiani che stanno soffrendo il caldo nelle città, e io che cammino sulla neve.
Negli anfratti rocciosi compaiono ancora fioriture che meritano uno scatto.
La giornata è ancora meravigliosa e il contrasto cielo-roccia è spettacolare.
Ecco il Cimon del Latemar, la vetta più elevata del gruppo (2846 metri), e più in là lo Schenon.
Proseguo lungo un sentiero relativamente semplice che attraversa un pianoro roccioso enorme.
Alcuni scorci mi ricordano gli scogli della Sardegna. Dev'essere il sole che mi da alla testa...
Una panoramica del percorso che mi aspetta.
Mi volto indietro. Il rifugio Torre di Pisa è già molto lontano.
Che bel cuscino su cui riposarsi! E' Silene Acaule.
Sono molto vicino alla Forcella dei Campanili, ma nel frattempo mi godo la vista sulle guglie del Latemar.

Arrivato sotto la forcella scorgo alcuni escursionisti che stanno già facendo la ferrata dei Campanili.
Sembra molto divertente e anche altamente spettacolare, ma i miei piedi mi fanno urlare ad ogni passo, sigh.
Manca pochissimo e sbucherò sopra la forcella. Da lì mi si aprirà la vista sulla valle sottostante, dove c'è il Passo Costalunga, il famoso Lago di Carezza, e il paese di Nova Levante, nonchè tutto il gruppo del Catinaccio e altro ancora.

Altri fiori. Sono veramente uno spettacolo.

Le vesciche mi stanno mettendo a dura prova, soprattutto qui che il sentiero per arrivare alla forcella è molto in salita. Non vedo l'ora di arrivare. Eccomi!
E dopo altri due passi verso il baratro...
WOW! Che spettacolo!
Non so se dalla foto è chiaro, ma oltre quelle roccette in primo piano, c'è un vuoto di oltre 600 metri! Io che non soffro di vertigini, non ho il coraggio di avvicinarmi al bordo.
Mi guardo un attimo intorno. Che meraviglia!
Sono circondato da torri molto elevate.
Panoramica della Forcella dei Campanili, con escursionisti tedeschi annessi.
E questo è ciò che si vede giù di sotto (ingrandibile). Riconoscete il gruppo del Catinaccio al centro, quello su cui d'inverno l'enrosadira al tramonto si vede più che in altri gruppi. Si scorge il paese di Carezza sul lago, il laghetto omonimo, il Passo Costalunga, in lontananza si vede anche il Pordoi e la Marmolada.
Fotografo il lago di Carezza col tele. Sembra uno scatto fatto dall'elicottero.
Ora faccio una cosa che era da ore che volevo fare: mi tolgo gli scarponi.
Ecco quello che ho nei talloni.
Non resta che rilassarsi per un pò, godendosi il panorama.
Qui è segnato il rifugio Torre di Pisa, dove devo tornare. Lontanuccio eh? E poi mi manca anche tutto il discesone fino a Pampeago. Mica male, meglio non pensarci.
E' ora di rientrare, ma prima faccio qualche foto all'attacco della ferrata che per ovvi motivi oggi non farò. Ma tornerò sicuro.
Si torna indietro.
Chissà com'è che la discesa è molto più rapida da percorrere rispetto alla salita. In cinque minuti sono già a mille miglia dalla forcella
Ad un certo punto, dalla mia sinistra arriva improvviso un tuono...
Ostrega, il tempo si sta guastando e io odio farmi sorprendere dai temporali in montagna. Mi toccherà mica correre con le vesciche??!!
In altri 30 minuti sono al pezzo di sentiero con la neve e nessun nuovo rombo dal cielo.
Poi alla Torre di Pisa.
Passo il rifugio Torre di Pisa e il temporale manda un altro segnale, anche se è ancora ad una certa distanza.
Inizia il discesone sui pratoni, e qui vedo letteralmente le stelle, perchè oltre le vesciche iniziano a farmi male anche le punte degli scarponi, i polpacci e le ginocchia.
Nonostante questo, vado spedito, non vorrei prendermi una grandinata in testa. Ecco là sopra il rifugio appena sorpassato 15 minuti fa.
Il tempo per fare ancora due foto alle genziane però, lo trovo comunque.
Dito, per farvi render conto della grandezza di questi gioielli blu cobalto.
Altro tuonone. Il temporale si avvicina dietro e alla mia sinistra.
Decido di tagliare in linea verticale giù per il pratone e non per il sentiero, anche se le pendenze aumentano ancora.
Manca relativamente poco alla macchina (20 minuti circa), ma il nero avanza e sale anche il vento.
Io mezz'ora fa ero là sopra.
Ad un certo punto vedo un fulmine sulla mia sinistra, e siccome sono in mezzo ad una pista da sci piena di sostegni in metallo per le reti, inizio a corricchiare e i miei piedi mi mandano letteralmente a cagare.
Fortunatamente arrivo in fondo.
Scatto un ultima foto a questo bellissimo Giglio rosso di montagna.
Arrivo alla macchina a pezzi. E appena salgo e riparto, iniziano a scendere dei goccioloni enormi.
Poi, ho saputo che lo stesso temporale in Val di Fassa ha imbiancato tutto con una grandinata pazzesca. Insomma mi è andata bene.
Ecco la cartina ad alta risoluzione dell'intero percorso (ingrandibile).
Per concludere vi posto pochi secondi di video girato nei due posti salienti dell'escursione di oggi: La Torre di Pisa con la finestra del Latemar, e la forcella dei Campanili con la visione sul sottostante Passo Karezza. Il tutto con audio originale, così vi sembrerà di essere lì.
Spero vi sia piaciuta questa avventura tra le guglie del Latemar, ma più in generale spero apprezziate lo sforzo che faccio nel raccontarvi tutto, facendovi vedere anche i particolari, e cercando in ogni modo di rendervi partecipi. Spesso fotografo con l'intento di documentare le gite per poi postarle nel blog. Magari questo mi distrae da inquadrature più "ricercate e preziose", ma io voglio pensare sia esattamente il contrario. Con il pretesto di raccontare a voi più cose possibili, faccio scatti che magari, non avrei mai fatto.
Alla prossima, gente.
(TTP) 2 ore e 45 minuti.

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6 commenti:

Stnd ha detto...

Con quelle vesciche e quel tipo di percorso non deve essere stato facile...

Anonimo ha detto...

Veramente meraviglioso,il lago di Carezza è stupendo.Bravissimo Momo,mi dispiace per quelle vescicacce,avrai sofferto tanto,che il piacere della camminata sarà stato offuscato dal mal di piedi.Eppure,mi sembra che questi scarponi li hai usati altre volte. Ciao Frittella

Anonimo ha detto...

E' stata propria una bella passeggiata!!!Non ho mai visto una montagna cosi "dura", abituati a vedere sempre la neve. Stupendi sono i fiori e vederli a quelle altezze deve essere motlo bello.
Sono M.Rosaria e buone vacanze

Rob_ ha detto...

...certo che apprezziamo....caspita!
sembra di essere sul posto........telecronaca perfetta per chi magari non ci metterà mai piede...

Anonimo ha detto...

Quanto vorrei abitare in montagna... :(
Davvero bellissimo!!!

Stellarys

Zion ha detto...

in effetti è strano che ti abbiano provocato le vesciche. forse le calze erano sbagliate?
comunque GRAZIE MOMO per tutte le foto delle tue escursioni...sono meravigliose, un regalo bellissimo che non so, io per esempio mica credo di meritarmi...ma mi guardo le foto e leggo le tue storie felice.

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