19 novembre 2013

Alla baita Segantini (3)

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Qui la prima parte. Qui la seconda. 

Dopo tanto faticare su e giù per le colline innevate intorno alla Baita Segantini, mi merito una bella sosta mangereccia. Il problema è che qui è tutto coperto di neve. Quindi mi invento un cuccio dove potermi sedere. Dopo cinque minuti di lavoro ecco cosa ricavo. 

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Bene, sono pronto per estrarre le cose dallo zaino. Fondamentale è non bagnarsi e non prendere freddo inutilmente. Stendo il mio fidato impermeabile e tiro fuori le cibaglie.

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Oggi abbiamo focaccia e speck

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Bibita

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Krapfen

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e mela conclusiva (rigorosamente del mio giardino). 

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Mentre mangio mi scaldo al sole e mi godo il mega panorama che ho davanti. 

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Alla mia destra, altre nuvole come quella di questa mattina, stanno scavallando la sella sotto il Cimone.

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Ammiro le cime innevate con lo zoom. 

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Alla Segantini è ancora il deserto. Dopo mangiato decido di scendere verso la Baita. Devo trovare la giusta collocazione per il tramonto. Sono le 13.50. Il tramonto inizia alle 16.15 circa. 

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Ora il sole è girato più verso ovest e le Pale iniziano ad essere molto più illuminate. 

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Questa è la strada che dovrò fare per tornare alla macchina. Il gatto delle nevi l’ha battuta e sarà molto più semplice percorrerla. 

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Ecco, questa sarà grosso modo l’inquadratura per il tramonto di oggi. Direi che ci sono tutti gli elementi che volevo. 

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Siccome manca ancora molto tempo al fatidico momento, decido di fare un’altro giro nei dintorni. Arrivano anche altri fotografi che come me vogliono immortalare il tramonto sulle Pale. 

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Faccio il giro del laghetto per cercare scorci interessanti. 

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Certo che questa baita è stata costruita proprio in un posto favoloso. 

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A proposito, grazie a Massimo, un lettore di Squarciomomo, posso raccontarvi la storia di questa baita in breve e del perché abbia questo nome.

Baita Segantini la Capanna Cervino e Alfredo Paluselli, cosa accomuna queste due rifugi delle dolomiti e questo signore poco conosciuto? Nel 1900 a Ziano di Fiemme nasce Alfredo Paluselli. Quando la famiglia emigra in Svizzera lui ha la possibilità di imparare il tedesco e il francese, poi ritorna in Val di Fiemme prima di andare a lavorare a Genova, da dove s'imbarca clandestinamente per l’America. Scoperto, lavora come mozzo e fra mille peripezie arriva a New Orleans, dove ha modo di approfondire gli studi artistici e imparare l'inglese.

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Tornato in Europa, dapprima in Svizzera poi a Milano, lavora come traduttore prima di tornare in Val di Fassa dove importa gli sport appresi in America fondando una squadra di atletica. Qui inizia anche a scrivere, disegnare e scolpire mentre diventa prima guida alpina e poi, nel 1934, uno dei primi maestri di sci d'Italia.

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Sempre insoddisfatto e alla continua ricerca di sé, si trasferisce a Passo Rolle dove dopo avervi tracciato e costruito la strada che attraversa il passo Costazza arriva fino in Val Venegia. Successivamente costruisce la Capanna Cervino e fonda la prima scuola di sci delle Dolomiti assieme alla moglie Lina iniziando ad accogliere turisti e viandanti. Innovatore come sempre, è il primo ad offrire pacchetti alloggio e corso di sci. Sviluppa nuove piste e discese attraverso i boschi e idea impianti innovativi, ma è sempre più attratto dal Cimon della Pala. Nel 1936, costruisce quindi una baita nel passo Costazza e l'intitola a Giovanni Segantini, famoso pittore Trentino che tanto ammirava.

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Questa sarà la sua casa definitiva dove dopo tanto peregrinare trova il suo equilibrio. Insofferente all'ipocrisia e alla superficialità degli uomini, tratta con durezza chiunque ostenti o si atteggi, ma oltre a essere un profondo conoscitore delle montagne che lo circondano è anche un uomo schietto ed intelligente ed è per questo che fra le moltissime persone attratte dalla bellezza del luogo, anche alcuni uomini illustri frequentano la sua baita: da Alcide De Gasperi ad Aldo Moro, da Leopoldo del Belgio a Papa Giovanni.

Da qui non vi si allontana più se non per pochi giorni o per le sue immancabili scalate. In quelle circostanze lascia aperta la sua baita con un semplice biglietto: "Entrate, bevete, pagate"

Alla Baita Segantini visse gli ultimi 35 anni della sua vita, circondato dalle cose che più amava. Vi passò anche l'inverno del 1950-'51 anno in cui, grazie a nevicate memorabili, Passo Rolle venne sommerso da 27 metri di neve!

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Indebolito e affaticato dalla dura vita di montagna, decise di scendere in paese a Ziano in Val di Fiemme, ma riuscì a trattenervisi solo 5 giorni, data la sua insofferenza alla superficialità delle gente di paese, all'ingordigia delle persone e al forte richiamo della sua creatura più famosa, la Baita Segantini.

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Oggi nei pressi della stessa Baita e del suo laghetto, si può scorgere il busto in bronzo di Alfredo intento ad ammirare Cima Vezzana e il Cimon della Pala, montagne rimaste sempre nel suo cuore.

Veramente molto affascinante questa storia, e nel frattempo vi sarete accorti che il tramonto al Passo Rolle si sta rapidamente avvicinando. Ecco una panoramica delle Pale alle 15.30. 

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Torno in zona Segantini e la luce ormai è rossastra. Le ombre sono molto lunghe. 

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Ecco la mia postazione per il tramonto. Altri fotografi si appostano altrove. 

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 Nell’attesa mi mangio un sano spuntino. 

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Che colori! Che panorama!

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Dovrò aggiungere per forza un’altra puntata, perché il materiale è ancora un bel po. A domani per la conclusione del racconto.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

hihihi momo..faccio parte della redazione ora??!!!
ciao
bellissime foto, come sempre...
massimo

stephanie ha detto...

waouuuu che foto...e il racconto sulla storia della baita e proprio bello.....aspettaimo il tramonto..!!!

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