Non so se vi è capitato di vedere intorno alla metà di dicembre, il servizio di Report su Rai Tre che parlava della concorrenza sleale ai danni dei prodotti italiani… Quel servizio evidenziava, ancora una volta, come ci stiamo letteralmente facendo fregare fette di mercato grandi come le case dagli illegali cinesi che lavorano direttamente a casa nostra! Come se non bastasse questa maledetta crisi senza fine ad alimentare i nostri incubi. Questi signori arrivano qui, si infilano in capannoni fatiscenti, reclutano manodopera a costi ridicoli con zero tutele e fabbricano di tutto immettendo poi la merce priva di qualsiasi controllo e con una qualità scadentissima, direttamente sul mercato italiano. Questo sporco gioco mette in serio pericolo tutte quelle aziende italiane che della qualità hanno da sempre fatto la loro arma vincente. Tantissime piccole aziende italiane che lavoravano conto terzi hanno già dovuto chiudere perché avevano costi "normali" ma comunque troppo alti rispetto alla manodopera cinese e indiana. Pensate che solo nel 2009 oltre 9000 imprese italiane hanno chiuso i battenti, soprattutto nel settore industriale e manifatturiero. Questi episodi minano alla base il nostro Made in Italy, quel filone d'oro fatto di gastronomia, moda, arredamento, auto e tutto ciò che esalta l'eccellenza dei manufatti italiani. Il servizio di Report che potete vedere qui sotto, incentra le vicende degli attacchi al Made in Italy coinvolgendo il sig. Pasquale Natuzzi, patron della omonima azienda italiana che fabbrica divani dal 1959.
La Natuzzi spa (Divani&Divani appartiene al gruppo ed ha 293 negozi in Italia) è leader mondiale nel segmento "divani in pelle" con un fatturato di 518 milioni di euro (dato 2010), quotata a Wall Street, ma nonostante questa roboante introduzione, l'azienda è tutt'ora in difficoltà, con 1280 lavoratori in cassa integrazione sia per colpa della crisi, ma anche e soprattutto a causa di queste tristi vicende. Vediamo l'inchiesta di Report.
Beh, mi sembra che ci sia ben poco da commentare. Sale tanta rabbia nel vedere e sentire queste cose e la sensazione è che non si possa fare nulla. Però noi consumatori forse qualcosina possiamo fare. Da quando è iniziato questa crisaccia (inizi 2009 circa), ho sempre cercato di favorire il prodotto italiano piuttosto che quello dell'est, asiatico o comunque straniero, comprando prodotti fatti qui da noi con manodopera italiana. Questa direzione sono convinto sia l'unica che il consumatore può intraprendere per non veder buttata alle ortiche tutta la straordinaria competenza industriale e artigianale che gli imprenditori italiani hanno saputo far crescere. Leggendo la storia dell'azienda e del suo fondatore, la Natuzzi è una di quelle aziende che ha sempre operato sul mercato credendo nel prodotto curato, di qualità, assemblato da artigiani esperti. Basta sedersi su uno dei loro divani per capirlo.
Credo che quest'uomo (Pasquale Natuzzi) abbia lavorato una vita con in testa un unico obiettivo: vendere un ottimo prodotto, progettato, creato e prodotto col cuore. Sarebbe veramente triste per lui e per noi, veder andare tutto in fumo a causa di questi eventi.
Mi auguro che questa crisi finisca presto e che aziende come la Natuzzi riescano ad uscire indenni da questo momentaccio. Forza ragazzi!!!
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2 commenti:
Ciao Momo e buon anno. In merito all'articolo che hai scritto non si può essere che d'accordo, ma come possiamo essere sicuri che le aziende prediligano la manodopera italiana e invece di inseguire facili guadagni servendosi dei cinesi facciano lavorare i nostri operai?? Molto possiamo fare noi consumatori dando fiducia ad aziende italiane, magari quelle del territorio dove abitiamo, magari quelle del paese certi che nel loro piccolo non hanno convenienza ad affidare la produzione a lavoratori non in regola. Se hai voglia leggi di Edoardo Nesi "Storia della mia gente" vincitore dell'ultimo premio Strega, testimonianza lampante di quello che succede in Italia senza che nessuno abbia veramente voglia di cambiare le cose. Alla prossima Silvia
Silvia, grazie per il suggerimento del libro. Se avrò occasione, lo leggerò senz'altro.
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