22 luglio 2008

Nove giorni e otto notti nell'nferno bianco

Ecco l'ultimo dispaccio dal Pakistan, dove Walter e Simon, i due ex compagni di cordata di Karl Unterkircher, stanno cercando di scendere da quel maledetto Nanga Parbat.

ISLAMABAD, Pakistan -- Solo due viti da ghiaccio e due chiodi da ghiaccio. E’ con questa esigua attrezzatura che Walter Nones e Simon Kehrer stanno affrontando le seraccate del ghiacciaio sul Nanga Parbat. I due alpinisti, lucidi ma provati dalla lunga permanenza in parete, hanno contattato poco fa Agostino Da Polenza e hanno concordato, per domani, il recupero in elicottero attorno ai seimila metri, confidando nelle previsioni meteo secondo cui ci sarà una schiarita nel primo pomeriggio.(Walter Nones)
“Abbiamo usato gli sci per alcuni tratti in discesa - racconta Nones a Da Polenza -, ma il problema è che abbiamo soltanto due viti da ghiaccio e due chiodi da ghiaccio. Cerchiamo di evitare il più possibile di fare delle calate a scendere perchè ci è rimasta solo questa attrezzatura, e dobbiamo cercare soprattutto di risparmiarla. Ci assicuriamo ma poi recuperiamo tutto: dobbiamo anche andare in giù e ci sono dei punti da fare… e insomma non è così facile”. E’ un po’ preoccupata, questa volta, la voce che arriva dal Nanga Parbat. Nones, fermo a 6.600 metri nel bivacco allestito questa mattina, ha spiegato a Da Polenza i motivi per i quali la loro discesa sta proseguendo lentamente oltre che per le difficoltà dovute al meteo. Ormai i due alpinisti si trovano in quota da nove giorni e otto notti.
(Simon Kehrer)
“Simon ha un po' di mal di testa - prosegue l’alpinista - anche se è normale in queste condizioni. Domani mattina se è bel tempo pensavamo di anticipare un po' la partenza rispetto ad oggi cercheremo di arrivare al pianoro a seimila metri”. Lì, domani, l’elicottero andrà loro incontro. “A questo punto è la soluzione più ragionevole - spiega Da Polenza -. I ragazzi sono stanchi e con poca attrezzatura, hanno accettato volentieri. La seraccata nella parte bassa del ghiacciaio è complessa, lunga e insidiosa, come ha raccontato stamattina Mondinelli che l’ha vista da vicino”.

Al campo base della Rakhiot, in queste ore, si sta quindi predisponendo tutto per il recupero. “L’elicottero arriverà qui domattina - racconta Maurizio Gallo -. Sarà pronto e operativo per qualsiasi ora”. Gallo e Mondinelli hanno parlato con Simon Kehrer, che ha dato loro le indicazioni per trovare, nel suo bidone al campo base, il Gps che lui, Unterkircher e Nones avevano usato durante la salita di acclimatamento. “Avevamo rilevato le coordinate del punto più alto a cui eravamo arrivati - ha detto Kehrer a Gallo -. Domani cercheremo di raggiungerlo. Potete dare quelle indicazioni ai piloti”.

Ecco in questa cartina il percorso che hanno fatto i tre, poi rimasti in due. Il percorso in azzurro è quello che ancora avrebbero dovuto fare ma con il consenso al recupero in elicottero, se lo risparmieranno.15 luglio: Tragedia sul Nanga Parbat, Karl Unterkircher cade in un crepaccio a circa 6.400 metri di quota
16 luglio: nessun contatto telefonico con Nones e Kehrer, non si conosce la loro posizione nè si hanno loro notizie
17 luglio: Nonens e Kehrer avvistati a una quota di 6800 metri, ancora nessuna contatto telefonico
18 luglio: Nones e Kehrer avvistati a circa 6.950 metri, ancora nessuna contatto telefonico
19 luglio: "Walter e Simon stanno salendo verso l’alto - dice Mondinelli -. Hanno superato un salto di 150 metri di roccia, in linea verticale sopra il loro bivacco. La tenda di Walter e Simon è sotto il piccolo triangolo di ghiaccio a metà del ghiacciaio pensile”. Il secondo elicottero inviato dalla spedizione di soccorso individua Nones e Kehrer e lancia loro viveri, gas e un satelllitare.
20 luglio: "Siamo fuori dalla via, stiamo bene, scendiamo dalla Buhl - Queste le prime parole di Walter Nones ad Agostino Da Polenza -. Siamo a 7.200 metri, precisamente cento metri sopra la Sella d’Argento, sul ghiacciaio Bazin".
21 luglio: Nones e Kehrer sono a quota 7000 metri a causa di una tormenta che ha provocato loro alcune difficoltà di orientamento. Si trovano ancora sul ghiacciaio Bazin, tra i due “denti d’argento”, e stanno bene.
22 luglio: “Siamo a 6.600 metri, c’è di nuovo la nebbia, dobbiamo fermarci di nuovo - queste le parole di Nones ad Agostino Da Polenza - Adesso qui ci sarà la forcella dove dobbiamo girar giù, ma non vediamo niente, non possiamo proseguire”.
Qui la prima via aperta nel 1953 da Hermann Buhl.

La cartina della zona.

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4 commenti:

Saint Andres ha detto...

Non ho capito una cosa, ma i viveri dove li trovano? Avevano così tante scorte??

Momo ha detto...

Non hanno molto, anzi hanno pochissimo. Io non so come facciano a resistere ancora in quelle condizioni. Saranno prima di tutto stanchi psicologicamente, poi non vedranno l'ora di trovarsi al sicuro e di farsi una doccia calda. In ogni caso, insieme al telefono satellitare avevano ricevuto dall'elicottero 4-5 giorni fa, anche dei viveri.

thecatisonthetable ha detto...

Brutto tempo in quota, non si sono potuti muovere.

Hanno rimandato ancora...

Momo ha detto...

Secondo me non lo dicono ma i soccorritori stanno iniziando a preoccuparsi veramente. Non erano preparati per rimanere lissù così tanto tempo. Si inizia a parlare di "menti ancora lucide" e poi parla sempre Nones, mentre Simon non lo si sente. Speriamo bene.

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