Qui la prima parte e qui la seconda.
Si è fatta una certa ora e la mia escursione si prende una pausa. Scendo di poche decine di metri rispetto al Rifugio Locatelli e vado verso i laghi dei Piani, proprio ai piedi del Monte Paterno.
Conosco questi laghi, perché li avevo già fotografati nel 2006 quando ero stato qui. Sono affascinanti perché affondano nell'erba folta e sono circondati da prati e cime stupende. Insomma, anche qui è un piccolo paradiso.
Guardate i colori della montagna, del prato e del cielo che si specchiano nell'acqua
Trovo un bel pezzo di praticello con pendenza verso il sole e mi accomodo mollando il macigno di oltre 20 kg sull'erba.
Mi stravacco ad ammirare quello che mi circonda. La fretta non so neppure cosa sia.
Dopo un pochino di riposo, sfodero il mio borsone del cibo. Stavolta è proprio tanto, perché contiene pranzo, cena e colazione per domani, più eventuali spuntini o crisi di sete.
Comincio con pane fresco e speck acquistato in Val Pusteria questa mattina.
Poi una mela autoctona.
E infine un dolcetto per concludere in bellezza.
La Torre di Toblin, nome vagamente Hobbit, veglia su di me alla mia sinistra.
Le nuvole alte che stanno ancora passando sopra le Tre cime di Lavaredo, stanno lasciando sgombra questa vasta zona. Spero che per il tramonto il cielo si liberi completamente. Faccio ancora qualche scatto a questi meravigliosi laghetti.
Quello è il Locatelli.
La trasparenza dell'acqua.
La delicatezza di questi bellissimi ciuffi di bianco.
Chissà a che fiore appartengono...
Anche se l'estate è appena terminata, qualche fiore ancora c'è.
E' tempo di tornare verso il Locatelli. Devo entrare e capire in che condizioni dormirò stanotte. Ecco di nuovo il Paterno.
Un Hobbit dorme su un pietrine sotto la Torre di Toblin.
Un ultimo sguardo ai laghi dei Piani.
Poi arrivo nei pressi del Locatelli, dove c'è una bella chiesetta.
Il Locatelli non conosce crisi ed è bello pieno.
Entro.
Ecco le porte secondarie del rifugio. Gulp!
Parlo con i titolari, riesco a pagare subito il pernottamento (20 euro) in modo da essere libero di spostarmi come voglio, visto che non cenerò ne farò colazione qui. Poi mi faccio spiegare dov'è il mio posto letto. E' al terzo e ultimo piano, dentro una stanzetta.
Per salire ai piani, occorre togliersi gli scarponi e indossare delle abbastanza ridicole scopiazzature di crocs dai colori improponibili, perlomeno per omaccioni di montagna.
Ma dico, la dignità dove la mettiamo? Prendo un paio di ciabatte gialle e salgo.
Per arrivare al mio posto letto dovrò attraversare uno stanzone con dentro una ventina di posti letto.
Ora non c'è nessuno. Entro nella mia stanzetta. Mia per modo di dire: ci sono altri 10 posti letto qui dentro. E non sarà più grande di 20 mq. Individuo il mio letto, che per fortuna è sopra e attaccato alla finestra. Ci stendo sopra il sacco a pelo e mi guardo intorno.
Questa notte dovrò tornare qui, magari quando gli altri già dormiranno e dovrò fare meno rumore possibile per infilarmi a letto. Stessa cosa la mattina seguente, quando il programma prevede che esca dal rifugio alle 5.
Ora è tempo di uscire e tornare alle mie Cime di Lavaredo.
E la fortuna vuole che il cielo sia tornato completamente sereno. Evviva!!
In ogni caso le Cime, ora come ora, sono poco fotografabili, perché completamente in ombra.
Questa è la sfiga di queste meravigliose guglie piatte. Sono rivolte completamente a nord e beccano il sole solo al tramonto e pochissimo all'alba. Ora è tempo di trovare la giusta posizione per le foto del tramonto. Nell'immagine qui sotto potete vedere il Locatelli dove sono ora, circondato di arancio, e in rosso la zona dove avevo immaginato fosse meglio appostarsi per fotografare le Tre Cime al tramonto. La direzione del sole a quell'ora è grosso modo quella indicata dalla freccia rossa.
Mi incammino col mio zaino leggermente meno pesante (per aver mangiato un po' e per aver lasciato il sacco a pelo al rifugio), lungo il sentiero 102.
In pratica proseguo il giro delle Cime di Lavaredo che un po' tutti fanno.
Qui affronto il pezzo più spaccagambe di tutto il giro. Si tratta di una ripida discesa seguita subito da una salita molto tosta.
Qua sotto le Cime non si vedono quasi più.
Il Paterno invece, è sempre in vista dietro di me.
Si risale per la lunga salitazza.
Ora cammino sul sentiero quasi in piano e alla mia sinistra le Cime di Lavaredo sono quasi frontali.
Osservo meglio le punte sommitali delle due grandi pale.
Anche in questo pianoro trovo due laghetti che non posso non includere nei miei scatti.
Come avrete notato, mi sono molto spostato verso ovest per vedere come inquadrare il gruppo montuoso all'ora del tramonto. Ne approfitto ora che si vedono bene, per farvi conoscere i nomi delle tre cime una per una. Osserviamo la foto qui sotto e partiamo da là in fondo. La cima più a sinistra si chiama Cima Piccola, ed è alta 2857 metri. Al centro c'è la Cima più alta con i suoi 2999 metri e si chiama Cima Grande. Qui sulla destra, c'è la terza cima, che è più bassa della centrale di pochissimi metri, solo 26, e misura 2973 metri. Il suo nome è Cima Ovest. L'altro pezzo di roccia che vedete spostato tutto a destra, non è una quarta cima di Lavaredo dimenticata, ma si chiama Sasso di Landro.
Da quaggiù vedo una fune tesa tra le guglie della Cima Grande. Ed in effetti, qualcuno vestito di rosso sta attraversando sospeso!
Mentre osservo, tiro fuori il mio iPhone dal marsupio e vedo che non c'è campo per chiamare. Non una novità, visto che in tutta la giornata ho attraversato pochissime zone in cui il cellulare prendeva. Una volta scollinato alla Forcella Lavaredo questa mattina, non ho più visto segnale se non una tacca qualche volta. Al Rifugio Locatelli Sono riuscito a chiamare miracolosamente mia mamma per avvisarla che era tutto ok. Ora che vedo che anche qui dove sono ora non potrò chiamare, prendo la decisione di tornare indietro verso il Locatelli. Eccolo laggiù in fondo, piccolo piccolo.
Il motivo per cui lo faccio sono sostanzialmente due: Il primo è che siccome l'idea è quella di attendere il tramonto e non solo quello (comparsa della luna alle 20.08 e stelle in cielo a tarda sera), questo significa che nessuno dei miei a casa mi sentirà fino almeno a mezzanotte passata. Il secondo motivo è che mi ritroverò a fare più di un'ora di strada al buio (anche se con me ho le pile) con il rischio di arrivare molto tardi al rifugio.
Quindi mi metto in marcia e rifaccio la strada appena percorsa, sparandomi di nuovo salitona e discesona.
Ecco di nuovo le Cime di Lavaredo, ancora completamente in ombra. Sono le 17.42 e i sentieri si stanno svuotando rapidamente.
Rieccomi al Locatelli.
Vedo almeno 6 fotografi piazzati proprio davanti al Locatelli per fotografare il tramonto sulle Cime. Io invece decido di spostarmi di 300 metri verso ovest in modo da avere una inquadratura più selvaggia. Prendo un sentiero semplice e mi incammino. Mancano meno di 20 minuti al tramonto.
Decido che questa posizione può andare. Ho davanti dei bei prati, ma anche delle rocce e una visuale completa. Non sono proprio frontale alle Cime, ma fa lo stesso.
Ecco la situazione dall'alto. Io sono dove c'è la x, e la freccia indica la direzione del sole prima della scomparsa del sole all'orizzonte.
Non resta che attendere e vedere che succede a livello cromatico. Sarà un tramonto soddisfacente?
Lo vedremo nella prossima puntata! A presto.
ciao momo, attendo con curiosità le foto della via lattea dal momento che, anche quest'anno, non sono riuscita ad andarci per fare foto in notturna :)
RispondiEliminaLa pianta con quei buffi pennacchi bianchi invece, si chiama erioforo
Ero li' con te. Certo che hai trovato proprio un tempo splendido. Hai pianificato decisamente bene. Incredibile la fune tesa tra i pennacchi e visibile nella foto 2231. Ciao
RispondiEliminaCalimera, grazie per il nome del fiore coi pennacchi! :-)
RispondiEliminaOscar, ti ringrazio per i tuoi bei commenti, sia questo che l'altro. La prossima volta vieni anche tu veramente! Eh?