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02 luglio 2012

In vetta al Colbricon (1)

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Eccovi il foto racconto della scalata al Colbricon fatta lo scorso week end. L'escursione in sé mi è piaciuta, conquistare una vetta da sempre una certa soddisfazione, ma alcuni aspetti di essa mi hanno fatto storcere il naso. Innanzitutto il bottino fotografico, che presenta non troppi spunti di interesse. Presumo che quest'aspetto sia dovuto al luogo dove sono stato, che per metà del suo tragitto non offriva molto. Il Lagorai, come detto in uno dei post precedenti, non è certo una catena montuosa spettacolare: scuro, impervio e un po' anonimo, non ha i picchi e le guglie intervallate dai boschi e dalle radure erbose ben rasate tipiche dei gruppi dolomitici. Qui è tutta roccia e ve ne renderete conto dagli scatti. Inoltre in questa occasione (ma un po' anche nella precedente escursione in Val San Nicolò), ho litigato non poco con il polarizzatore. Nelle giornate in cui il sole va e viene oppure non c'è proprio, ho notato che il filtro tende a sballare i colori, sia virandoli verso i verdi che verso i gialli. In ogni caso, cominciamo e poi mi direte anche voi che ne pensate, miei amati lettori.

A causa della frana avvenuta a maggio, devo necessariamente fare un giro più lungo di una ventina di km per arrivare al Passo Rolle. La strada bloccata è quella che arriva da Bellamonte e passa a fianco alla diga di Forte Buso. La strada verrà riaperta probabilmente il prossimo weekend. Intanto io mi devo sparare quasi un'ora di strada per iniziare a marciare sui sentieri. Eccomi nei pressi del Passo Valles, ultimo valico prima di scendere verso il Rolle.

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E qui sono già arrivato, al cospetto delle Pale di San Martino e di un sole che mi sta proprio di fronte.

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Parcheggio l'auto in un posteggio molto muccuso. La temperatura è già di 16 gradi e sono le 8.45 a 2000 metri. Decido di partire già in maglietta e pantaloncini corti.

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Alle mie spalle c'è lui, il Colbricon. Da qui sembra una cima inespugnabile, ed in effetti qualche difficoltà la presenta, soprattutto nel tratto finale, non certo alla portata di tutti.

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Il primo pezzo di tragitto prevede un comodo e rilassante sentiero che consiglio a tutti coloro che temono le camminate in montagna. Leggere pendenze, sottobosco molto carino, lunghezza relativamente breve (circa 30 minuti andando tranquilli) e arrivo ai laghetti di Colbricon che soddisfano sempre la vista. Provatela! Ecco il sentiero che porta ai laghetti.

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Un tranquillo torrentello mi ricorda che oggi avrò a che fare con rocce scure, i famosi porfidi quarziferi, frutto del lavoro di numerose attività vulcaniche risalenti al periodo Permiano, circa 270-290 milioni di anni fa. Sempre in queste zone, esattamente nei pressi dei laghetti che raggiungerò a breve, sono stati trovati antichissimi insediamenti umani risalenti al Neolitico, quindi preistoria pura! Che brividi a pensarci...

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Tutto questo ben di Dio è inserito nel Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, dove fauna e flora sono rigorosamente protette.

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I boschi qui sono molto molto vecchi. Intorno a me vedo esemplari secolari di Abete rosso che avrò modo di fotografare meglio al ritorno.

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Il lavoro di uno o più picchi in cerca di larve da pappare! A loro della conservazione del Parco non interessa molto!

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Magnifiche fioriture di Rododendro. Oggi ne incontrerò veramente molte e a differenza di quelle viste in Val Contrin due settimane fa, queste sono più verso il rosa che non il rosso.

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Ecco i rododendri della Val Contrin a paragone.

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Proseguo per il sentiero. A quest'ora non c'è praticamente nessuno, ma nelle prossime ore, arriverà un bel po' di flusso turistico.

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E finalmente eccomi nei pressi dei laghetti. La cima del Colbricon si fa pesantemente notare.

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la rugiada del mattino e l'inclinazione bassa del sole a quest'ora, regalano scatti suggestivi.

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Percorro l'ultimo pezzo di sentiero che mi divide dai laghetti.

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Ed eccomi arrivato nella zona più suggestiva della giornata.

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Arrivando qui, a parte il Rifugio Colbricon, il primo lago che si scorge è quello più grosso che è più alto del laghetto piccolo che distano a non più di 50-80 metri l'uno dall'altro. Infatti il lago grande è posto a 1922 metri, mentre quello piccolo è a 1909. Entrambi sono di origine glaciale. Ecco il laghetto piccolo.
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Nelle mie escursioni qui, ho sempre e solo avvicinato il lago grande, ma questa volta decido di andare sulle rive del lago piccolo. Ecco i laghi visti dal satellite.
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Scendo verso il laghetto piccolo e mi lavo letteralmente le gambe a causa dell'erba alta piena di rugiada.
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Che forti i riflessi degli alberi sullo specchio dell'acqua. Mi ricordano i grafici bidirezionali delle tracce musicali.
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Faccio il giro completo del laghetto e nel frattempo scatto i vari scorci.
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L'acqua è trasparente e dentro vedo nuotare diversi pesciolini di piccola taglia.
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Ecco il Colbricon specchiato nel piccolo laghetto.
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Altre immagini della zona. Qui merita proprio approfondire fotograficamente.

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Oltre quella piccola collinetta c'è il secondo lago.

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Lascio la zona e mi dirigo verso il lago più grande. Eccolo.

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ma non ho più tempo per restare qui tra i laghi. Devo iniziare la mia salita al Colbricon. Mi attendono ben 700 metri di dislivello da fare!

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A tra poco per la seconda parte.

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