Qui la prima puntata.
Una volta passato il Rifugio Fuciade, proseguo per un sentiero che via via si fa sempre più stretto fino a ridursi a pochi cm.
Sono le tracce lasciate dagli scialpinisti che stanno per raggiungere come me il Passo di Forca Rossa a 2500 metri d’altezza. Fortuna che ci sono loro a tracciare la neve e a compattarla, perché uscire dalle tracce può essere letale. Verresti risucchiato negli abissi della neve per sempre!
Come vedete, quest’ambiente è veramente molto diverso da quello che sono solito frequentare. Assenza completa di alberi e di gruppi montuosi tipici delle Dolomiti, nessuna parete di roccia o boschetto ad “arredare” i miei scatti. Solo distese di neve e tanto tanto sole. Ora che mi sto alzando di quota, vedo bene la grande valanga caduta vicino alla strada che ho percorso poco fa.
Questo è Cima Uomo e la zona del Rifugio Fuciade.
Sto per passare vicino ad un rarissimo gruppo di larici. Questo è l’ultimo baluardo alberoso, poi sarà solo neve per molto molto tempo.
Davanti a me si stagliano le ultime cime delle pale di San Martino.
Scollino e vedo la mia meta là in fondo.
Ragazzi, oggi mi sa che tornerò a casa con la faccia paonazza da tutto il sole che prenderò. Ecco alcuni dei tanti scialpinisti che sto incrociando.
La neve non regge più il mio peso e quindi mi metto le ciaspole.
Ora si tratta di camminare, camminare e ancora camminare.
Fa caldo, è vero, ma addirittura in maniche corte mi sempre eccessivo!
Sono le 10.15. Mi guardo indietro per vedere quanta strada ho fatto.
Si fa fatica a tenere gli occhi aperti con tutto questo riverbero nevoso.
Ora si inizia a salire sul serio.
Mi tengo dietro a questo terzetto per dare un’idea più reale delle immagini che scatto.
Vicino ai pendii le slavine anche se piccole, ci sono. E c’è chi non se ne cura.
Io invece viaggio in spazi molto ben aperti. Mi sembra di stare per salire verso la cima del Monte Rosa: ci sono arrivato da ragazzino e ricordo un enorme ghiacciaio in salita che non finiva mai.
Queste sono le cime che ho alla mia sinistra.
E questo è il deserto bianco che mi circonda. Fa impressione.
Qualsiasi elemento al di fuori della distesa bianca attira la mia attenzione, anche uno stupido masso.
La salita si fa ancora più aspra. La neve ora non è più croccante ma è farinosa, sintomo che qui il calore del sole non ha ancora la forza di scioglierla.
Diversi scialpinisti hanno portato i loro cani con loro. E’ incredibile come seguano i padroni che scendono in neve fresca ma stando sul sentiero tracciato. Evidentemente sanno bene che per loro sarebbe una fatica immane star dietro al padrone in neve fresca.
Ecco padrone cane che si guardano l’un l’altro mentre scendono.
Dopo due ore di cammino, vedo la mia meta odierna. Là in fondo c’è il Passo di Forca Rossa.
Ma per arrivarci devo scalare ancora diversi pendii nevosi.
Ci siamo quasi. Come vedete non sono proprio solo!
Alla mia destra si è aperta una voragine enorme.
Poco più in là, cime rocciose innevate molto molto belle.
E questa è la visione che ho alle mie spalle. Che mega giornata, ragazzi!
Ora sono sull’ultimo tratto di salita.
Prima mi ero tolto la giacca e aperto la felpa, ma ora un vento gelido sta scendendo dal passo e mi sbatte in faccia la sua violenza fredda. La neve vola in aria, il sentiero si è fatto piccolo e irregolare. Bisogna prestare un po’ di attenzione per chi come me non ha gli sci ma le ciaspole.
Eccomi, sono quasi in vetta.
La cresta di neve sommitale!
Appena scollino, la prima a comparire ai miei occhi è lei: la Tofana di Rozes nella conca ampezzana.
Mi giro verso la cima e percorro ancora quei pochi metri che mi separano dal punto più alto.
E finalmente eccomi!
A prestissimo per la fine del racconto!
heeeeeeel mooi
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