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11 marzo 2014

Enormi distese bianche sul San Pellegrino (2)

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Qui la prima puntata.

Una volta passato il Rifugio Fuciade, proseguo per un sentiero che via via si fa sempre più stretto fino a ridursi a pochi cm. 

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Sono le tracce lasciate dagli scialpinisti che stanno per raggiungere come me il Passo di Forca Rossa a 2500 metri d’altezza. Fortuna che ci sono loro a tracciare la neve e a compattarla, perché uscire dalle tracce può essere letale. Verresti risucchiato negli abissi della neve per sempre! 

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Come vedete, quest’ambiente è veramente molto diverso da quello che sono solito frequentare. Assenza completa di alberi e di gruppi montuosi tipici delle Dolomiti, nessuna parete di roccia o boschetto ad “arredare” i miei scatti. Solo distese di neve e tanto tanto sole. Ora che mi sto alzando di quota, vedo bene la grande valanga caduta vicino alla strada che ho percorso poco fa. 

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Questo è Cima Uomo e la zona del Rifugio Fuciade.

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Sto per passare vicino ad un rarissimo gruppo di larici. Questo è l’ultimo baluardo alberoso, poi sarà solo neve per molto molto tempo. 

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Davanti a me si stagliano le ultime cime delle pale di San Martino. 

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Scollino e vedo la mia meta là in fondo. 

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Ragazzi, oggi mi sa che tornerò a casa con la faccia paonazza da tutto il sole che prenderò. Ecco alcuni dei tanti scialpinisti che sto incrociando. 

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La neve non regge più il mio peso e quindi mi metto le ciaspole. 

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Ora si tratta di camminare, camminare e ancora camminare. 

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Fa caldo, è vero, ma addirittura in maniche corte mi sempre eccessivo!

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Sono le 10.15. Mi guardo indietro per vedere quanta strada ho fatto. 

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Si fa fatica a tenere gli occhi aperti con tutto questo riverbero nevoso. 

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Ora si inizia a salire sul serio.

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Mi tengo dietro a questo terzetto per dare un’idea più reale delle immagini che scatto. 

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Vicino ai pendii le slavine anche se piccole, ci sono. E c’è chi non se ne cura. 

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Io invece viaggio in spazi molto ben aperti. Mi sembra di stare per salire verso la cima del Monte Rosa: ci sono arrivato da ragazzino e ricordo un enorme ghiacciaio in salita che non finiva mai. 

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Queste sono le cime che ho alla mia sinistra. 

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E questo è il deserto bianco che mi circonda. Fa impressione. 

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Qualsiasi elemento al di fuori della distesa bianca attira la mia attenzione, anche uno stupido masso.

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La salita si fa ancora più aspra. La neve ora non è più croccante ma è farinosa, sintomo che qui il calore del sole non ha ancora la forza di scioglierla. 

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Diversi scialpinisti hanno portato i loro cani con loro. E’ incredibile come seguano i padroni che scendono in neve fresca ma stando sul sentiero tracciato. Evidentemente sanno bene che per loro sarebbe una fatica immane star dietro al padrone in neve fresca.  

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Ecco padrone cane che si guardano l’un l’altro mentre scendono.

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Dopo due ore di cammino, vedo la mia meta odierna. Là in fondo c’è il Passo di Forca Rossa. 

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Ma per arrivarci devo scalare ancora diversi pendii nevosi. 

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Ci siamo quasi. Come vedete non sono proprio solo!

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Alla mia destra si è aperta una voragine enorme.

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Poco più in là, cime rocciose innevate molto molto belle.

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E questa è la visione che ho alle mie spalle. Che mega giornata, ragazzi!

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Ora sono sull’ultimo tratto di salita.

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Prima mi ero tolto la giacca e aperto la felpa, ma ora un vento gelido sta scendendo dal passo e mi sbatte in faccia la sua violenza fredda. La neve vola in aria, il sentiero si è fatto piccolo e irregolare. Bisogna prestare un po’ di attenzione per chi come me non ha gli sci ma le ciaspole. 

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Eccomi, sono quasi in vetta. 

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La cresta di neve sommitale!

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Appena scollino, la prima a comparire ai miei occhi è lei: la Tofana di Rozes nella conca ampezzana. 

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Mi giro verso la cima e percorro ancora quei pochi metri che mi separano dal punto più alto. 

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E finalmente eccomi! 

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A prestissimo per la fine del racconto!

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