Avril adora i puzzle. Ha iniziato con quei puzzle giganti da pavimento, composti da 24 pezzi con protagonista il pesce Nemo. Poi si è specializzata con puzzle da tavolo da 15 pezzi che compone con una velocità assurda. L’altro giorno gliene ho comprati altri 3 (4,74 euro su Amazon) e nonostante non li conoscesse, in meno di 5 minuti era già in grado di sistemare i pezzi nel posto giusto. Come se non bastasse, pronuncia la parola “puzzle” correttamente, e ogni sera mi dice: “Vieni papino che facciamo un pasolino!”
Questo aspetto della mia bimba mi conforta, perchè sentite cosa dicono gli esperti in proposito:
Secondo uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Chicago e pubblicato su Developmental Science: i bambini che giocano con i puzzle tra i 2 e i 4 anni d’età, crescendo sviluppano migliori capacità spaziali e ottengono voti più alti in matematica e in scienze. La capacità di trasformare mentalmente le forme, infatti, è un importante predittore delle future capacità in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica nei bambini più grandi. Per la ricerca, 53 coppie genitori-figli di diversa estrazione socio-economica hanno partecipato a uno studio, in cui sono stati videoregistrati in sessioni di 90 minuti ogni quattro mesi, quando i piccoli avevano tra i 26 e i 46 mesi. I genitori sono stati invitati a interagire con i loro bambini in modo naturale, e circa la metà dei piccoli ha eseguito almeno un puzzle nel corso della ricerca. Si è visto così che chi era più appassionato, crescendo aveva migliori abilità spaziali. Ma si è visto anche che i maschi tendevano a usare puzzle più complessi e che con loro i genitori erano più impegnati nel gioco rispetto a madri e padri di femminucce. Ora i ricercatori stanno conducendo ulteriori studi per verificare se i genitori forniscono lo stesso input a maschi e femmine, quando i puzzle sono della stessa difficoltà.
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Solo qualche riflessione. In casa siamo in tre figli: io e mio fratello, entrambi ingegneri, non abbiamo praticamente mai giocato con i puzzle, mia sorella, laureata in lettere, ne avrà fatto a migliaia, sempre più difficili, tanto che veniva vista (da piccola ovviamente sto parlando) come un genio! Il fatto che i maschi abbiano più facilità a gestire la tridimensionalità invece è cosa risaputa. Basta pensare ai giochi prettamente maschili, come il meccano, oppure vedere le scuole tecniche, come i geometri, dove la figura maschile ha molto meno difficoltà a riprodurre la realtà che quella femminile. Chiara
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