Buongiorno ragazzi! In queste ultime ore del 2013 mi prendo una pausa dai preparativi per l’ultimo dell’anno per raccontarvi, attraverso i miei scatti, l’escursione molto nevosa che ho fatto ieri in zona Armentarola, dopo San Cassiano e molto vicino al Passo Falzarego. Come al solito pubblicherò moltissime immagini, alcune di carattere descrittivo, altre di carattere paesaggistico. Partiamo!
Ore 7 del mattino, cielo in prevalenza sereno, temperatura intorno ai -7°. Parto verso la Val di Fassa. IN giro non c’è nessuno e ben presto sono a Canazei. Ecco là in fondo il Gran Vernel. Qui c’è poca neve, forse arriviamo a 10-12 cm.
Inizio la serie di 27 tornanti che mi porteranno sul Pordoi. Il cartello mi conferma che il Passo è aperto e agibile.
Mano a mano che salgo le strade peggiorano e devo un po’ rallentare. Il gruppo del Sella fa bella mostra davanti a me nelle prime luci del mattino.
Lo strato di neve aumenta con l’aumentare della mia quota.
Quasi in cima al Pordoi calcolo approssimativamente 80-100 cm di neve.
Eccomi al passo. Tra poco questo parcheggio sarà preso d’assalto dalle migliaia di sciatori che alloggiano da queste parti per le vacanze natalizie.
Sto per scollinare in direzione Arabba.
Le strade sono pessime, anche se ho su gomme invernali nuove, meglio essere prudenti.
Ecco là in fondo la zona dove andrò oggi. Vedo parte della Tofana di Rozes avvolta nelle nuvole, poi i Sorapiss, il Lagazuoi...
Alla mia sinistra sfila il pordoi con l’arrivo della funivia Sass Pordoi.
Qui di neve ce n’è proprio tanta.
Le prime cime illuminate dal sole. Uno spettacolo che mi rapisce a tal punto da fermarmi e scendere dall’auto, nonostante i -13°.
Mi avvicino sempre più all’abitato di Arabba.
Questo sarà il paese in cui vedrò il maggior strato di neve.
Proseguo verso Passo Campolongo.
Inizio a trovare i primi alberi abbattuti dalla neve, gli stessi che hanno tenuto Cortina al buio per oltre due giorni.
E finalmente entro in Alta Badia.
Poi su verso il Passo Valparola.
Zona San Cassiano, ormai alla fine dell’Alta Badia. Altra strage di alberi abbattuti.
Leggevo che quello che ha colpito il Bellunese è stato un evento eccezionale, per la nevicata ma soprattutto per le condizioni climatiche complessive: neve pesantissima, vento di scirocco, terreno non ghiacciato. Questo ha fatto cadere migliaia di piante, e alcune hanno colpito i fili dell’alta e della media tensione. Sono 14 i km di fili elettrici abbattuti e molti tralicci sono da sostituire. Ci vorranno diversi mesi per risistemare tutto, nel frattempo, ci penseranno i gruppi elettrogeni. ma torniamo a quella mattina. Quando l’alta tensione di Terna è saltata, alle 9.44 di giovedì 26 dicembre, 4 delle 10 cabine primarie dell’Enel presenti nel Bellunese si sono distaccate e 60.000 utenze non hanno più avuto corrente. Alle 14.53 di venerdì due delle 4 cabine sono state riattivate. Già prima della riattivazione siamo riusciti a dare corrente a 12.000 clienti, pur senza avere l'alta tensione attiva. Infine per la serata di venerdì 30.000 utenti avevano la luce, grazie ai gruppi elettrogeni e alle manovre di esercizio fatte sulla rete. Dopo che Terna ha ridato corrente, lavorando durante la notte e il giorno di sabato, quasi tutti i clienti riavevano corrente, ne mancavano 4000 che sono stati raggiunti nella giornata di domenica. Alle 16.30 del pomeriggio di domenica l’Enel ha completato il suo intervento. Ruggiano, dirigente responsabile di Enel Triveneto, sottolinea il lavoro enorme fatto dai tecnici dell’Enel, 400 alla fine quelli impegnati, arrivati da tutte le regioni del nord, ma anche dal centro Italia: «Erano 105 la mattina del 26, 230 la sera del 26, 400 domenica». Se le comunità locali contano dei danni enormi per questo black out, anche le perdite per l’Enel non sono di poco conto. Difficile fare conti ora e il dottor Ruggiano non vuole sbilanciarsi, ma si tratta di milioni di euro, forse dieci.
Torniamo a noi. Ancora pochi km e dopo due ore di viaggio, arrivo all’Armentarola. Posteggio vicino all’albergo Gran Ancei.
E subito dopo l’albergo, inizia il paradiso. I miei occhi si riempiono di questa meraviglia. Un senso di pace mi pervade ammirando bellissima atmosfera creata dal sole ancora molto basso: sono le 9.14 minuti.
Faccio qualche passo verso una pista da sci deserta. I miei scarponi scricchiolano sulla neve farinosa. Fa decisamente freddo.
Ecco l’albergo nei pressi del quale ho posteggiato. Dietro di lui la magnificenza delle Dolomiti. Ecco a voi le Conturines.
Questo magnifico gruppo prende il nome dalla cima più elevata Cima Cunturines che misura 3064 mt. Il monte è famoso in tutta Europa per il ritrovamento negli anni 80 di resti di un grosso orso vissuto 30-60.000 anni fa e non ancora conosciuto. E’ stato così chiamato Ursus Ladinicus visto che il suo ritrovamento in una grotta delle Conturines è in pieno territorio ladino. Qui per approfondimenti.
In questa zona gli alberi sono ancora carichi della neve caduta 4 giorni fa.
Resto incantato delle meraviglie naturali che vedo in ogni dove.
Le casette, i bosco rado, le cime dolomitiche, la tanta neve. Non manca proprio nulla per soddisfare il fotografo paesaggista.
Inizio a dirigermi verso il sentiero che mi porterà alla meta di oggi: l’atipiano di Pralongià, 500 metri più in sù di dove sono ora.
Nel totale silenzio sciano dei fondisti su piste perfettamente preparate.
Io invece, cammino spedito. Incontro altri alberi abbattuti dalla neve e alcuni ancora in piedi per miracolo.
Noto che la neve è appiccicata agli alberi soprattutto da un lato. Deve aver tirato molto vento durante la nevicata. Questo cartello conferma la mia tesi.
Ora che mi sono allontanato un po’, riesco ad apprezzare l’intero gruppo Conturines.
Questa invece, è la valle che inizialmente volevo visitare oggi. Per fortuna ho cambiato idea, perché là dentro è tutto completamente in ombra. E io, fotograficamente parlando, amo il sole. Anzi, ne sono quasi dipendente.
Ecco la mia strada. Per ora procede in piano e con me ci sono pochissime altre persone.
Il sentiero è quello giusto: 24B.
A presto per il resto dell’avventura!!!