Rossella, Paolo e Martina. Li ho "conosciuti" ieri, durante una intervista che è andata in onda prima al TG5, poi a Matrix. Loro sono rispettivamente la mamma, il papà e la sorellina di Marco Simoncelli, il pilota MotoGP tragicamente scomparso domenica mattina durante il Gran Premio della Malesia e del quale si sta svolgendo il funerale proprio in questi minuti.
Ho visto l'intervista come inebetito, in piedi in soggiorno. All'inizio l'ho guardata per capire che si prova a perdere un figlio di 24 anni in quel modo. Volevo vedere la reazione dei genitori, la forza d'animo che bisogna avere per affrontare tutto questo e affrontarlo davanti alle impietose telecamere. Un dolore che solo al pensiero sembra insostenibile, enorme. Ma devo dire che sia la mamma che il papà mi hanno completamente spiazzato. La reazione è stata la stessa di un pugno in piena pancia (in senso positivo). Ho scoperto una mamma Rossella assolutamente forte, con il sorriso negli occhi, e la testa alta, orgogliosa di ciò che suo figlio ha rappresentato per loro e fiduciosa per il futuro, anche senza di lui. Il papà Paolo anche lui con una forza d'animo da spavento. Raccontava aneddoti del figlio come se nulla fosse, ma si percepiva in lui tutto l'orgoglio di padre. Una famiglia straordinaria, forse come poche in Italia. Complimenti davvero famiglia Simoncelli. Vostro figlio era lo straordinario ragazzo che era, proprio perché è vissuto circondato dal vostro spirito e dal vostro amore. in queste ore in tanti vi stanno manifestando amore e vicinanza in tanti modi. Lo voglio fare anche io da queste pagine. Un grande abbraccio!
Se non l'avete fatto, vi consiglio di perdere 5 minuti e vedervi il servizio qui. A me son scese le lacrime.
Ciao Marco! Ciao campione.
Sbalordito dall'umiltà dei genitori del SIC... non so come facciano ad avere una forza tale dopo aver perso un figlio di 24 anni. Forse si capisce anche il perchè, Marco Simoncelli fosse così particolare e unico.
RispondiEliminaUna dignità e una forza d'animo incredibile, grande. Buon viaggio Marco!
RispondiEliminache strazio e che tristezza, un dispiacere enorme
RispondiEliminaBa
ieri stavo leggendo un articolo che parlava proprio di questi straordinari genitori..e stavo pensando: "momo troverebbe sicuramente le parole più giuste per descriverli" davvero ho pensato (forse peccando di presunzione) "dovrei suggerire a momo di scrivere qualcosa su questa famiglia".
RispondiEliminaIo non sono bravissima con le parole, ma ammirando in questa situazione lacerante questa MAMMA e questo PAPA' solo una parola descrive quello che provo:
CHAPEAU FAMIGLIA SIMONCELLI.
Momo, io da padre di due figli mi sono chiesto come facciano i genitori di Marco ad avere una forza d'animo così forte.
RispondiEliminaSe al loro posto ci fossi stato io, come mi sarei comportato? Sicuramente non come loro.
Lavoro nel mondo delle gare di moto, seguo il Campionato del Mondo Sbk ed ovviamente c'ero quando nel 2009 Marco corse come Wild Card (un singolo evento), come compagno di squadra di Max Biaggi.
Il tripudio di folla, il boato che si sollevò quando nell'ultima variante Marco sorpassò il proprio compagno di squadra, se ci penso ancora mi viene la pelle d'oca. Prima della gara, Giampiero Sacchi (boss del reparto corse di casa Aprilia), gli disse "Marco, non fare la cazzata di arrivare davanti al n. 3" (Biaggi, ndr)... ma durante la gara Marco fece di tutto per sorpassarlo e ci riuscì. Durante le interviste nel parco chiuso il primo commento fu "Ho fatto la cazzata" suscitando l'ilarità generale perchè Max era intoccabile ed imbattibile. Figuriamoci da un romagnolo amico di Valentino Rossi, suo acerrimo rivale.
Invece Marco era così, genuino, dolce, sincero come pochi oltre che maledettamente veloce.
Il motociclismo è uno sport pericoloso si sa, così come è pericoloso andare per ferrate, così come è pericolo fare downhill con la mountain bike o come è pericoloso il Giro d'Italia nelle discese delle tappe dolomitiche. Tutti questi atleti ne sono consapevoli anche se l'argomento morte non viene mai trattato. Si è consapevoli che c'è ma non se ne parla, è un "sottinteso" col quale si convive.
Quando sono a bordo pista vedo spesso genitori e/o fidanzate dei piloti che vengono a seguire direttamente nelle curve i propri cari e mi chiedo sempre: se ci fosse mio figlio cosa farei? Andrei anch'io? Starei chiuso nel motorhome attendendo il suo ritorno? Starei al box?
Mio figlio ha 5 anni e mi ha già chiesto di salire sulla minimoto ma sto tergiversando con la scusa che non arriva bene alle leve del freno, condizioni obbligatoria per poterci salire. In realtà è una scusa banalissima perchè alle leve del freno ci arriva, eccome se ci arriva.
Il mio pensiero è relativo all'ipotesi di un infortunio, la migliore fra le peggiori ipotesi. Come mi sentirei, mi colpevolizzerei?
Allora penso ai rischi che si corrono per strada, ben superiori rispetto a quelli che si corrono in pista, checchè se ne dica.
Per fortuna ora c'è un inverno per pensarci e a primavera si vedrà.
Quel che è certo è che ora Marco è lassù e ci mancherà, alla grande se ci mancherà e le lacrime che abbiamo versato con mia moglie e mio figlio (l'altro è troppo piccolo per capire), sono il segno meraviglioso di chi era Marco e di chi è la sua famiglia.
Un esempio per tutti di umanità e gentilezza.
Stefano T.
Stefano T., un grazie enorme per la tua bella testimonianza. Il dubbio che hai in testa è lecito ed è capibilissimo. Pensaci bene e fai quello che ti dice il cuore. Al resto penserà il signor Destino.
RispondiEliminaCiao!
Sono passati quasi 8 anni .... non seguivo molto le moto ,ma ho sempre guardato Marco nelle interviste e ogni volta che era ospite .cari Paolo e Rossella, siete stati davvero fortunati ad avere un ragazzo così. Ho un dolore immenso come se fosse un mio parente ,amico ..... vi mando un abbraccio e un abbraccio a Kate, spero di venire presto a Coriano. Il ❤
RispondiElimina