04 febbraio 2014

La rosa Civetta e il Pelmo vulcano (4)

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Qui la prima puntata, qui la seconda, qui la terza.

Sono le 14.16 e dopo essermi riposato un po’ nella neve fresca, decido che qui fino al tramonto non posso stare. I motivi sono tanti, primo tra tutti, non vorrei essere nuovamente beccato a camminare sulle piste magari dai gattisti che sistemano le piste al tramonto. E poi sinceramente la macchina è un po’ lontana e arriverei con il buio pesto al parcheggio. 

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Ecco quindi che armato delle mie cose, inizio la discesa verso il paese di Pecol. Naturalmente su pista da sci. In neve fresca non ci metto più piede ne ciaspola!

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Il Pelmo è sfacciatamente al sole. Anche troppo. Tutti i fotografi sanno che le montagne fotografate in queste condizioni (con sole frontale) risultano piatte e poco interessanti. Spero per il tramonto di beccare un’angolazione buona, con rotondità e ombre degne di nota. 

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Le piste a quest’ora si sono svuotate di un bel po’ e io scendo rapidamente. 

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Poi, imbocco una stradina battuta dalle motoslitte che mi dovrebbe portare al paese. Posso finalmente togliere le ciaspole. 

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Il sottobosco è deformato da tanta neve che c’è. 

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Quando si apre la visuale, posso vedere il Pelmo che si prepara al tramonto. 

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Dopo 30 minuti di discesa, eccomi nuovamente in paese. 

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Passeggio tra le viuzze e ammiro le metrate di neve presenti. 

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Salgo in auto e mi dirigo nuovamente in località Palafavera, dove stamattina ho fotografato l’alba sul Civetta. Da lì dovrei avere una buona visuale sul Pelmo arrossato. Eccomi sulle piste. La situazione dal punto di vista fotografico non è il massimo. Un bosco molto scuro sotto, una parete che spara luce sopra. Sarà dura fare foto interessanti da qui, ma ormai non c’è più tempo per cambiare postazione. 

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Ecco le pareti del Pelmo da vicino. Questo monte è anche chiamato “El caregon del Padreterno”, che possiamo volgarmente tradurre in “Il trono di Dio”. Questo perché ha una “seduta”, un’incavo che ricorda proprio una poltrona, al centro della parete che si vede qui sotto. 

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Con l’andare dei minuti, il Pelmo si fa coprire dall’ombra del Civetta che gli sta di fronte. 

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Ora le temperature stanno nuovamente precipitando e io sono fermo sulla neve ad attendere questo benedetto tramonto. Ore 16.31, l’ombra del Civetta copre il Pelmo molto più lentamente di quello che pensassi. Forse è una mia sensazione, dovuta al fatto che non vedo l’ora di tornare al calduccio della mia auto. 

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Grazie alla diversa e migliore angolazione del sole, ora si può apprezzare meglio “El caregon”. 

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Ore 16.50. Le piste sono ormai deserte e gli impianti di risalita si fermano. I gatti delle nevi iniziano il loro incessante lavoro di fresatura delle piste. 

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Il Pelmo gioca a farmi incazzare. Il sole gira ma non cala. 

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Però ora le pareti assumono una colorazione più delicata e piacevole. 

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Dietro di me si vede questo. Le cime del Civetta ventate e arrossate dal sole. 

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Ora il Pelmo sembra un vulcano in eruzione. Rimanere qui forse ne è valsa la pena. 

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Ore 17.03. I miei piedi sono due pezzi di ghiaccio. 

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Però questo spettacolo mi ripaga. 

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Ore 17.10, lo show è finito. Si può andare a casina!

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Lascio i gatti delle nevi al loro lavoro. Ne vedo uno che si sta arrampicando quasi in verticale su una pista. Che coraggio!

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Il parcheggio si è quasi completamente svuotato. 

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Arrivato in auto, mi sistemo per bene, mi cambio e riparto. Ho davanti un’ora e mezza di strada di montagna da fare. Eccomi in zona Passo Staulanza. 

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Mentre sono in auto osservo il Pelmo sopra di me e mi dico che da qui sarebbe stato più interessante scattare al tramonto su quelle pareti. Io non ero in una buona posizione. 

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Ecco la stradina che porta al Rifugio Città di Fiume, quello che godeva di quel bel panorama sul Civetta. Mi sa che ci tornerò. 

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Con l’aiuto di 3D realityMaps vi faccio vedere il mio percorso tra il Pelmo e il Civetta. Ecco segnata in rosa tutta la strada che ho fatto a piedi. Potete veder anche la crocetta da dove ho fotografato il Civetta (segnato con la lettera B) all’alba e il Pelmo (segnato con la A) al tramonto. 

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Lo stesso percorso da altra angolazione.

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Dopo esser stato sul posto, posso dire che alba e tramonto sarebbero spettacolari da vedere stando sulla cima del Monte Crot che è questo qui in primo piano. 

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Il Civetta all’alba si vedrebbe così.

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Il Pelmo al tramonto, così.

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Salirci su non dovrebbe essere così complicato, visto che la strada asfaltata del passo Staulanza ci passa proprio sotto. C’è un sentiero che ci arriva e che parte dal Rifugio Staulanza (mt. 1766) e arriva in cima (mt. 2158). Bisogna però vedere com’è l’innevamento e se il sentiero è battuto o meno. 

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Insomma, se avete intenzione di rifare ciò che ho fatto io in questa escursione, vi consiglio caldamente di non salire nel pianoro tra il Civetta e il Pelmo, perché non praticabile a piedi. Puntate invece sul Monte Crot, sia per l’alba che per il tramonto. Ecco i sentieri ufficiali che portano alla cima. 

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Allora, grazie per avermi seguito e alla prossima foto avventura sulle Dolomiti!

 
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1 commento:

Stefano ha detto...

Grande Momo, che spettacolo.
Bravo, spero un giorno di poter condividere con te una esperienza del genere.
Buon proseguimento, grazie per le emozioni che riesci a trasmettere.
Stefano

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