02 febbraio 2014

La rosa Civetta e il Pelmo vulcano (3)

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Qui la prima puntata. Qui la seconda. 

Insomma, il carabiniere mi spiega che sulle piste da sci non posso salire a piedi, perché faccio i solchi che potrebbero essere pericolosi per gli sciatori. Mi faccio una risata tra me e me e gli chiedo come possa salire. La risposta è tanto semplice quanto lapidaria: con l’ovovia. Gli spiego che non voglio prendere nessuna ovovia e che son venuto a fotografare il tramonto sul Pelmo. Allora si impegna un po’ di più e mi indica una fantomatica strada che corre parallela alle piste e che dovrebbe essere battuta. Dopo varie spiegazioni, lo saluto ossequiamente e riparto. La strada alternativa prevede che io riscenda per un piccolo pezzetto per poi imboccare un sentiero lato pista. Lo troverò? Proviamoci. Eccomi, sto scendendo a quel rifugio e lì cercherò il sentiero. 

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Qui la neve è proprio tantina. 

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A questo punto perdo oltre 15 minuti tra ricerche di stradine, domande a rifugisti e impiantisti e varie vicissitudini. Nulla, non trovo strade ed è impossibile salire al di fuori delle piste da sci perché la neve è veramente troppa. Poi un tizio in motoslitta mi indica una via che fanno gli sci-alpinisti e decido di provare con quella. Prima salgo lungo una pista da sci sperando che non torni il carabiniere rompiballe. 

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Poi finalmente trovo la traccia di vari passaggi di sci alpinisti. 

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Sono proprio sotto le pareti del Civetta e ogni tanto sbircio che non mi cada qualche valanga in testa. Non era questa la strada che avevo immaginato per questa escursione. Alcuni escursionisti sugli sci mi superano mentre io faccio foto, anche se qui dentro il bosco c’è ben poco da fotografare.

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Io non vedo l’ora di sbucare su un pianoro libero da vegetazione che mi permetta di spaziare a 360°. Invece per ora, solo una gran fatica nel percorrere questo sentiero in salita con ciaspole che non entrano neppure nelle tracce degli sci lasciate da altri. 

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Comunque piano piano mi sto alzando di quota e il Pelmo è sempre più visibile. 

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Altri due ragazzi mi superano. Mi chiedono se il sentiero porta al rifugio più alto del comprensorio, intorno ai 1877 metri. Gli rispondo che non ne ho idea. 

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Il bosco si dirada un po’ ma a me sembra che questa traccia mi stia allontanando dal mio obiettivo e mi stia portando sulle pareti del Civetta. 

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Si prosegue a fatica e sprofondo molto spesso. Sto maledicendo il carabiniere ad ogni passo. 

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Ad un certo punto butto l’occhio sopra di me e vedo quello che immaginavo: uno scialpinista sta salendo sul Civetta e quello che sta percorrendo è il mio stesso sentiero. 

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Niente bisogna cambiare strategia e buttarsi in neve fresca deviando a sinistra a più non posso. Mi faccio aiutare dal mio fidato iPhone e con le mappe e la localizzazione, individuo la mia posizione e com’è strutturata la vegetazione intorno a me. I due ragazzi che mi avevano chiesto informazioni 20 minuti prima, hanno a loro volta deviato sulla sinistra. Decido quindi di seguire le loro tracce fresche, almeno per un pezzo. 

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Proseguo per altri 15 minuti a fatica. 

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Poi decido di fare di testa mia: aggiro un roccione enorme e scendo per neve immacolata. Per fortuna è dura e non sprofondo quasi più. 

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La quantità di neve nel bosco fa impressione. 

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Dopo ben un’ora e mezza dal mio incontro con il carabiniere, rivedo sciatori anche se sono tre ragazzi che usciti dalle piste, provano l’ebrezza del fuori pista in neve fresca tra rocce e alberi. Contenti loro...

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Ecco, appunto, che vi avevo detto? 

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Per fortuna nulla di che. Il tipo si è rialzato tutto intero. Ora sento che la mia direzione è giusta. Devo solo salire in neve fresca fino a ritrovare le benedette piste da sci che non lascerò più, dovesse venire a prendermi l’esercito. 

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Anche questa immagine da l’idea di quanta neve ci sia qui. 

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Dietro di me il Civetta si fa sempre più brillante al sole. Sono le 11 in punto. 

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Ancora in neve fresca. Sono stanco e ho anche fame. E sono pure incazzato per aver perso così tanto tempo. Mi sto rendendo conto che era decisamente meglio venire qui con gli sci ai piedi e girarsi l’intero comprensorio Alleghe-Civetta-Pelmo scattando foto da dove volevo. Ma ormai è andata così. Ecco, forse questo è il mio ultimo tratto di fatica in neve fresca. 

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E infatti poco dopo, spuntano davanti a me le piste da sci. E anche il grande Pelmo. 

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Ultimo tratto tra montagnone di neve e sono sulle piste. 

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Il panorama mi si apre davanti. Ecco il Pelmo e le montagne verso Cortina. 

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Dietro, il Civetta. 

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Ora sono in mezzo al bordello più totale. 

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Guardo tutta sta gente che scia e si diverte e mi sento un po’ Calimero con le ciaspole sceso dall’alpeggio. 

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Ecco laggiù il punto da cui sono partito in fuori pista un’ora e mezza fa. 

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Bah, meglio non pensarci. Avrei fatto la stessa strada in 20 minuti utilizzando la pista da sci. Mi consolo facendo una panoramica al Gruppo del Civetta. 

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Da dove sono ora riesco benissimo a capire dove stessero andando gli scialpinisti che ho incontrato nel bosco. Ecco la traccia che porta verso quella sella nevosa che sale alla Cima del Civetta. E se guardate attentamente vedrete anche gli sciatori che salgono. Sono in alto. 

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Non invidio tutta la fatica che sicuramente stanno facendo. 

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Io invece ho deciso che è arrivata l’ora della pappa e dello stravacco, visto che in questi luoghi, andarsene in giro per sentieri è praticamente impossibile e la giornata si può dire “buttata”. Ecco il rifugio più lato della zona. 

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E’ già bello pieno di gente. 

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E di neve. 

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Troppo casino. Proseguo verso l’impianto di risalita più alto.

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Finalmente un panorama come si deve. 

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Cerco di non rovinare le piste con i miei passi, prima che qualcuno mi cacci. 

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Mi trovo un posticino tranquillo (si fa per dire) e inizio a mangiare.

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Fortunatamente il vento non c’è più da almeno due ore e il sole scalda abbastanza. 

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Ecco il mio pranzo di oggi. 

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Sul Civetta nel frattempo, il vento c’è ancora. 

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Questo è il Monte Penna, che si trova di fianco al Pelmo. 

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Finito di pranzare sono le 13.18. Non so che fare. Devo attendere il tramonto ma non posso starmene qui 4 ore! Decido di scendere fino al rifugio di prima. 

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Qui, con il Civetta che sta rapidamente entrando in ombra, mi sdraio sulla neve e...

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…prendo un po’ di sole. Beccatevi sto selfie. 

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Alla prossima e conclusiva puntata!

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

alweer heel mooie foto`s

Anonimo ha detto...

Bravo e come sempre emozionante. Qui piove ed è grigio. Per iniziare la settimana ci vogliono un pò di queste foto. Fabio Venezia

claudia ha detto...

Un elisir, per chi da 25gg è tappata in casa... Belle, ma c'è qualcosa di diverso...negli scatti. Non vuol essere una critica, è una mia sensazione. Ciao e buon lavoro

Momo ha detto...

Claudia, in che senso diverso? Spiegati meglio.

claudia ha detto...

Ciao...ci provo. Di solito non mi soffermo molto sui tuoi commenti, quelli che accompagnano le foto. Così prima di risponderti ho riguardato le foto e ho letto... Nella prima parte accenni alle emozioni, che percepisce chi vede la foto di un certo evento. Non è comparabile alle emozioni, che prova il fotografo, che quell'evento lo vive. Questo lo condivido, perché è quello che mi succede quando guardo delle foto o le tue foto. Questa volta però, mentre scorrevo le foto, il patos non c'è stato...Hai cambiato macchina? Canon? ;-) scherzi a parte questo è quanto...Forse sono io che non colgo l'attimo. Claudia

Momo ha detto...

Claudia, mi sento di darti ragione. Quest'escursione non è partita con il piede giusto e non mi sono potuto muovere come volevo per tutta la giornata. Non tutte le escursioni ti portano ai risultati voluti e questa è una di quelle.

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